16 gennaio 2007

Una favola vera!

Ogni giorno Mauro esce con Giovanni, il suo amico del cuore, per andare al Lungomare. Lì incontra altri amici e insieme trascorrono ore liete, a passeggiare e a giocare a carte. Qualche volta va con loro anche Vittorio che è un grande combattente: lotta da anni, con un coraggio da leone, contro una malattia che vuole portarselo via. Mauro, Giovanni, Vittorio e gli altri amici sono dei simpatici nonnini che si fanno compagnia per ammazzare la noia e la solitudine. Al Lungomare spesso si fermano quasi ammirati, a guardare i gabbiani che volano liberi nell'aria. Mauro è sempre molto colpito dagli animali e in particolare dai loro versi che si diverte ad imitare. Così canta insieme ai gabbiani tra gli amici e i passanti che spesso non distinguono la differenza! Un giorno il gruppo di amici si accorge che in una particolare zona del Lungomare si nascondono tre gatti. Mauro li osserva, vorrebbe accarezzarli, ma i mici, pur avendo contatto a distanza con una signora che porta loro del cibo, sono comunque diffidenti e non si lasciano avvicinare da nessuno. I nonnini insistono, ma non c'è niente da fare. Così Mauro si rassegna a guardarli da lontano e ad imitare alla perfezione il loro verso. Il più scontroso di tutti è Ciccio, che vedete nella foto, ma è anche quello che attrae di più Mauro. Le passeggiate continuano, ma Vittorio, nonostante la sua lotta, alla fine dopo anni, cede alla malattia e lascia questo mondo terreno. Tutti gli amici del Lungomare sono dispiaciuti per aver perso un compagno con il quale condividevano tanti bei momenti. Mauro, che ha sempre avuto una paura folle della morte, a vedere il suo amico nel letto, senza vita, non ce la fa proprio. Così pensando a Vittorio, il giorno della sua dipartita, va lo stesso al Lungomare e come tutti i giorni si avvicina alla zona dei gatti. "Ciccio, Ciccio!" chiama... niente. Poi ancora: "Ciccio, vieni qua!" Rassegnato si va a sedere sulla panchina e proprio quando non ci pensava più, dal muretto di fronte fa capolino proprio lui, Ciccio! Mauro non crede ai suoi occhi e immobile aspetta di vedere cosa accade. Ciccio pian pianino si avvicina alla panchina, guarda dritto negli occhi Mauro e con un balzo gli va in grembo, fa le fusa, gli gira attorno e si lascia accarezzare senza più problemi. Incredibile!!! E' nato un amore! Mauro che quel giorno era così triste per l'amico che non c'era più e anche perchè non era andato a trovarlo, pensa: "Vittorio ha trovato il modo per salutarmi: la sua anima si è incarnata in Ciccio, non c'è altra spiegazione!" Questo è quello che Mauro crede e testimonia in giro tra gli amici e in famiglia... Chissa?!? Ognuno creda quel che vuole. Il fatto è che da allora Mauro e Ciccio sono inseparabili. Ogni giorno al Lungomare avviene questo incontro d'amore e coccole che io sono andata a vedere di persona e vi assicuro: è uno spettacolo dolcissimo!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mauro è sempre stato una persona particolare, ma non sapevo fosse così speciale. A mast'

Anonimo ha detto...

E'una storia molto particolare e perciò bella!ci fa pensare a tante cose della nostra esistenza come l'amore e quello che ci aspetta dopo la morte! Credo che a tutti piacerebbe essere un ....CICCIO!

Anonimo ha detto...

Ciao Pina,la storia di Mauro e Ciccio è dolcissima.Mi ha ricordato mia mamma che amava i gatti e nell'orto ne aveva 3......ricordando tanti momenti vissuti con lei,belli e non ;mi assale una dolce malinconia.....la vita continua e bisogna andare avanti.Sei bravissima,continua cosi' un bacione....

Anonimo ha detto...

Nel grigiore che ci circonda il signor Mauro,con i suoi bei pensieri,è un fortunato.Non è cosa da tutti.
A me è venuto in mente,per estensione dell'argomento,Alberto Asor Rosa e il suo "Gattuomo"


I protagonisti sono il gatto «Micio nero» e la cagna «Contessa», che narrano le vicende della vita quotidiana in compagnia del loro padrone («a conoscerlo bene mi si rivela sempre più vanitoso, approssimativo, distratto, egoista, puerile, talvolta bamboccio, eccezionale cercatore e procuratore di guai a sé e agli altri», così lo descrive «Micio nero») e della sua compagna.

La vicenda si dipana lungo tutto l'arco temporale della vita del gatto, fino alla sua morte per eutanasia, che lascia nel padrone un vuoto incolmabile: «Se a un Gattuomo togliete il gatto, cosa resta? Resta un uomo, anzi se mi è permesso, data la confidenza che ho con lui, un poveruomo, privato della potente componente immaginativa e contemplativa che gli era venuta dalla sua congiunzione con me».

Scrive Asor Rosa: «Se ci si sofferma a riflettere anche solo per pochi istanti sull'attuale, terribile, nefanda bestialità degli umani, si diventa più disposti a concedere la nostra attenzione e il nostro vigile ascolto alla mite umanità (sempre, ripeto, per parlare umano) delle cosiddette bestie».

Come non dargli torto? Chiunque abbia avuto modo di intrattenere rapporti duraturi e amicali con un gatto e/o un cane, si riconosce integralmente nei protagonisti di questo romanzo e riflette.

Riflette sulla semplicità, intesa come capacità di soddisfare alcuni bisogni elementari e di essere da questo appagati, ed allo stesso tempo complessità, intesa come capacità di elaborare dei sentimenti come possono essere la riconoscenza o l'affezione, del vivere animale.

Riflette se il senso morale sia una caratteristica esclusiva degli esseri umani oppure se esista anche in altre specie animali, in particolare in quelle più vicine a noi.

Per molto tempo la moralità umana, che considera l'interesse della comunità superiore a quello dell'individuo, è stata vista come un fatto unico che da solo differenzia gli esseri umani da ogni altra specie vivente

Scriveva Charles Darwin nel 1871: «In ogni tempo nel mondo vi sono state tribù che ne hanno soppiantate altre; dal momento che la moralità è stata uno dei fattori del loro successo, il livello di moralità tenderà a salire ed il numero di persone che ne sono provviste ad aumentare dappertutto».

Invece, gli studi effettuati da quarant'anni a questa parte sulla vita sociale di numerose specie animali indicano che il senso di giustizia, come il senso di colpa, la simpatia come l'empatia sono diffuse anche tra gli animali.

I gatti trascorrono circa l'85% del loro tempo dormendo o riposando. «Micio nero», il protagonista del romanzo di Asor Rosa, ci ricorda che: «Dormire, amici, è sparire: sparire nel buio e nel silenzio della nostra intimità più segreta come nel folto intricato e ombroso del bosco.

Ovunque siamo, anche nel mezzo del chiacchiericcio umano più sfrenato, scompariamo: è la nostra tempestiva e temporanea fuga dal mondo, è il nostro raggiungere, in ogni ora del giorno e della notte, l'ultimo rifugio cui tutti aspirano, sostarvi tranquillamente quanto basta a ritemprarci e poi, ritemprati, tornare con la gratificante sensazione di poterci tornare quando e come vogliamo».

Se ciascuno di noi potesse, nel bel mezzo di una discussione per una questione privata o di lavoro, sparire e rifugiarsi in un sonno liberatore e ristoratore, forse non avremmo più bisogno di ricorrere a succedanei diversi, come costosissime sedute di analisi per i più abbienti, o colossali abbuffate per gli altri!

Anonimo ha detto...

Forse perché la mia età è vicina a quella di Mauro, Giovanni e Vittorio ma mi sono sentito coinvolto da questa “favola vera”. Chi è stato a scriverla Pina o Peppe?

Bravi ! Ogni tanto vengo a farvi visita.

Ciao Gaetano

Anonimo ha detto...

Gli animali hanno una sensibilita' che noi esseri umani non abbiamo. Io ho una cagnetta e una gatta e vi assicuro che definirle "umane" e' riduttivo...Cari saluti da Rosetta Fragapane.